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Piemonte
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Il Natale in Piemonte viene spesso
celebrato attraverso sacre rappresentazioni, presepi scultorei,
che per l'occasione vengono esposti al pubblico e presepi
viventi.
I Pastour, i Pastori, è la messa
in scena dell'adorazione popolare del Bambino Gesù, diffusa in
tutto il Piemonte. Personaggio tipico è "Gelindo", che nella
notte di Natale guida i pastori verso la chiesa dove i figuranti
porgeranno le loro offerte al Salvatore. Recitata in dialetto
alessandrino, tratta della storia di poveri pastori alessandrini
che vanno ad adorare Gesù Bambino: una rappresentazione che
mescola il sacro e il profano, con frequenti riferimenti
satirici alla realtà contemporanea, scherzi e battute dei
protagonisti.Tradizionale del Piemonte è anche il vischio, che
cresce spontaneo in molte aree ed è simbolo di buon augurio
sotto le feste natalizie.
Sulle tavole piemontesi a Natale
non possono mancare:
Insalata di carne cruda all'albese;
Peperoni in bagna cauda (salsa a
base di olio, aglio e acciughe);
Acciughe al verde;
Flan del cardo;
Tortino al porro;
Agnolotti al plin, con sugo
d'arrosto;
Risotto con radicchio o al barolo;
Arrosto di cappone;
Misto di bollito con salse, carote
e patate al forno;
Come dolci: torta gianduia e
zabaione e torrone d'Alba.
Vallee
D'Aosta |
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Il
Natale valdostano è all'insegna della tradizione, che trascorre
tra eventi religiosi e animazioni, concerti e manifestazioni
dell'artigianato. Ai piedi del Monte Bianco i simboli della
festa si rifanno alla cultura e ai valori tipici della gente di
montagna: ospitalità, amicizia, semplicità e gusto della
tradizione, permettendo ai visitatori di trascorrere in un clima
sereno il periodo natalizio. In ogni via si trovano artigiani e
artisti che presentano le loro creazioni, tra cui sculture,
opere di intaglio, pittura su ceramica, patchwork, addobbi
natalizi, composizioni di fiori secchi e candele.
La musica sacra, popolare o
tipicamente natalizia risuona in numerose località.
In tutte le parrocchie della
regione il Natale è celebrato con la Messa di mezzanotte. La
consuetudine vuole che al termine della funzione vengano
distribuiti dolci, panettone, cioccolata calda e vin brulé.
Tipica è poi, in numerose località, l'usanza di allestire un
presepe vivente, spesso animato dai bambini, mentre gli adulti
rappresenteranno le attività del passato per le vie dei borghi,
offrendo bevande e spuntini ai visitatori.
Chi vorrà provare l' ebbrezza di
passeggiare a cavallo o in carrozza nel cuore dei borghi
valdostani e i bambini potranno incontrare Babbo Natale sulle
piste da sci.
Sulle tavole valdostane a Natale
non possono mancare:
Mocetta in crostini al miele;
Lardo con Castagne cotte e
caramellate con miele;
Crostini con Fonduta e Tartufo;
Zuppa alla Valpellinentze (con
cavolo, verza, fette di pane raffermo, fontina, brodo, cannella
e noce moscata);
Salsiccia con Patate;
Carbonata Valdostana con Polenta
(sottili striscie di carne macerate nel vino rosso con aromi).
Come dolce Pere a sciroppo servite
con crema di cioccolato e panna montata (pere cotte con
zucchero, vaniglia, chiodi di garofano, acqua e vino rosso,
ridotte a sciroppo);
Caffè Mandolà molto robusto alle
mandorle tritate, con le tegole (pasticcini secchi).
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Lombardia
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In
Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale è sinonimo di
Panettone.
Pare che esso prenda il nome da un
certo Toni, garzone di fornaio, che decise di arricchire il
semplice pane di tutti i giorni con ingredienti costosi e
pregiati: burro, uova, zucchero, uvette e frutta candita, forse
per far piacere ad una bella golosa. Non bisogna dimenticarsi
però anche la tradizione, più recente, dei mercatini e delle
bancarelle che animano le vie delle città lombarde per tutto il
mese di Dicembre.Da segnalare soprattutto il tradizionale
Mercatino di Natale di Livigno che, che oltre agli oggetti di
artigianato, decorazioni e addobbi per l'albero di Natale,
propone stands gastronomici che servono leccornie come castagne,
noci, mele, il tipico panpepato, dolci fritti e lo squisito vin
brulé. L'atmosfera è resa ancora più suggestiva dalle canzoni
natalizie. Per tutto il periodo dell'avvento in tutte le case di
Livigno saranno accese delle candele, come vuole l'antica
tradizione alpina.
Sulle tavole lombarde a Natale non
possono mancare:
Consommè di cappone in gelatina;
Tortellini o casoncelli in brodo;
Cappone ripieno (con tritato di
uova grana e mortadella) accompagnato da mostarda di Cremona;
Stecchini (spiedini di pollo e
vitello) con insalata;
Come dolci: il torrone, il
panettone o la sbrisolona.
Le paste ripiene sono tra i primi
piatti canonici delle feste nella tradizione italiana: di magro
per la cena della Vigilia, grasse e ricche per il pranzo di
Natale. In Lombardia, tra Bergamo e Brescia, si usano i
casoncelli (casoncei), mezzelune ripiene di carne e pasta di
salame cotte nel brodo di cappone; tra Mantova e Cremona ci sono
invece i tortelli di zucca, conditi con burro, salvia e
parmigiano. Anche a Milano è d’obbligo una pasta ripiena in
brodo, ma presa a prestito dalla tradizione delle città vicine.
Liguria |
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La Liguria è una delle regioni che
mantiene viva la tradizione del ceppo di Natale. Anticamente a
Genova, il ceppo natalizio veniva offerto al Doge dalle genti
della montagna in una pittoresca cerimonia pubblica chiamata col
bellissimo nome di confuoco; il Doge poi, ricevuto il dono,
versava sul tronco del vino e dei confetti tra la gioia dei
presenti.
Oggi la tradizione è portata
avanti nelle singole case ma presepi, mercatini e fuochi
d'artificio ricreano parzialmente il rito della cerimonia
pubblica. Oltre a spettacoli, messe di mezzanotte e brindisi in
piazza, non possono mancare i consueti concerti natalizi: dal 20
al 24 la musica si fa per strada, con tanto di Babbo Natale che
distribuisce doni.
Una tradizione sicuramente più
recente è quella dei mercatini di Natale, che si affiancano alle
più tradizionali fiere nostrane e rappresentano un appuntamento
con prodotti artigianali, gastronomia, spettacoli.
Una vera e propria peculiarità del
levante resta invece quella del Natale subacqueo, che accomuna
La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro con processioni in
acqua, spettacoli pirotecnici e giochi di luce, nonché la
nascita del Bambino adagiato in una conchiglia. A seguire,
spuntino ristoratore a base di latte e castagne.
Sulle tavole liguri a Natale non
possono mancare:
Maccheroni in brodo;
Ravioli alla genovese (con ripieno
di vitello, animelle, uova, erbe, pangrattato e parmigiano);
Stecchi fritti (spiedini di
rigaglie di pollo con funghi freschi, besciamella e parmigiano);
Cappone lesso;
Salcicce e spinaci; Faraona al
forno con carciofi;
Come dolce: il pandolce (impasto
di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori
d’arancio i pinoli pistacchi semi di finocchio latte e marsala),
canditi, torrone, uva, fichi secchi e noci innaffiati da un buon
Rossese di Dolceaqua.
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Veneto
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Il Veneto, come altre località
limitrofe, per il periodo Natalizio si arricchisce di bancarelle
e mercatini.
Intorno alla ricorrenza di Santa
Lucia, che risale addirittura al Medioevo, vi sono varie
manifestazioni che culminano con i tradizionali banchéti de
Santa Lussia, in piazza Bra a Verona.
Lo scenario è reso ancora più
suggestivo dalla bianca stella cometa d’acciaio che esce
dall’Arena, ormai acquisita come simbolo del Natale a Verona.
Alcuni giorni prima e dopo questa festa, puoi passeggiare tra i
banchetti di questo mercatino e assistere a spettacoli
improvvisati di venditori, assaggiare mille golosità provenienti
da diverse regioni d’Italia, o acquistare piccoli giocattoli.
A Venezia invece tornano i
mercatini di Natale in Laguna, che con i numerosi eventi che
faranno da sfondo a tutta la manifestazione, diventeranno un
vero e proprio luogo d’incontro e di recupero della tradizione.
Per i buongustai ovviamente non
mancherà il “Campiello dei golosi”: uno stand con prelibatezze
gastronomiche da tutta Italia. Anche Cortina D'Ampezzo si
addobba per le feste: nei numerosi mercatini troverete in
vendita presepi di legno, composizioni di fiori secchi, addobbi
per l'albero e per la casa, candele fatte a mano, arredi e
tessuti natalizi e molte altre cose originali. Immancabile
l’angolo di ritrovo con vin brulé e biscotti caldi.
Sulle tavole venete a Natale non
possono mancare:
Soppressa all’aceto;
Ravioli in brodo di cappone;
Lesso di cappone o lesso di manzo
"al cren" (salsa di rafano) con contorno di Purè di patate e
insalata di radicchio rosso;
Come dolci il pandoro, i torroni
di mandorle ed i biscotti secchi accompagnati dal Recioto (un
ottimo vino dolce).
Friuli
Venezia Giulia |
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Il Friuli Venezia Giulia vanta
antichissime tradizioni natalizie che si manifestano nelle
rappresentazioni sacre dei presepi e in quelle, più profane ma
non meno magiche, dei mercatini d’Avvento. Da dicembre a
gennaio, dal mare alla montagna, il folclore e le antiche
leggende di origine mitteleuropea rivivono nelle piazze e negli
angoli più suggestivi di tutta la Regione, in un tripudio di
tradizioni, vin brulé e mele caramellate.
Tra i mercatini delle città del
Friuli Venezia Giulia: il più antico e sentito è la Fiera di San
Nicolò, il vecchio santo con la lunga barba bianca che porta i
doni ai bambini buoni la notte del 6 dicembre. Sulle bancarelle,
dolci, giocattoli, oggetti di artigianato e idee regalo per
tutto il mese di dicembre.
Sulle tavole friulane a Natale non
possono mancare:
Brovada e muset (zuppa di rape e
cotechino) con polenta;
Trippa con sugo e formaggio;
Cappone;
Come dolce la gubana (impasto di
noci, mandorle, uvetta, miele, vino e rhum, avvolto in fragrante
sfoglia) o le castagnole.
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Trentino Alto Adige |
In
Trentino la festa più attesa dell’anno, il Natale, ha il sapore
della tradizione e della cultura mitteleuropea alpina. I centri
storici si animano con le luci, i colori, i profumi e le melodie
dei mercatini di Natale e delle loro caratteristiche bancarelle.
In omaggio alla tradizione alpina, i banchetti degli espositori
si sono trasformati in casette di legno traboccanti di doni,
dolci e spezie della tradizione. In queste zone è usanza per i
bambini possedere un calendario speciale per il mese di
dicembre; ogni giorno i bambini al mattino aprono una delle
finestrelle del calendario, che si trovano nelle forme più
svariate. Nella forma più tradizionale dietro ad ogni
finestrella si trovava un disegno o un'immagine legata
all'Avvento fino ad arrivare alla Natività. Oggi i calendari
possono addirittura nascondere dietro alle finestrelle dolci,
cioccolatini o caramelle.
Come in Germania, anche in
Trentino il 6 dicembre Sankt Nikolaus visita le città, i paesi e
le case per portare dolci e doni ai bambini buoni. Un tempo, in
Alto Adige, la notte della Vigilia di Natale ci si recava a
messa la sera tardi per festeggiare la Natività. Ancora oggi
questo rito si ripete in tutte le parrocchie con funzioni
religiose molto intense, chiamata "Christmette". In molte
località alla fine delle messe ha luogo un concerto di strumenti
a fiato particolare, poiché i suonatori si recano sui campanili
delle chiese e da lì i suoni delle melodie natalizie si
diffondono nella notte.
Sulle tavole trentine a Natale non
possono mancare:
Canederli (polpettine di pane
raffermo, speck, pancetta e salame, farina, uova, latte e brodo
condite con spinaci, funghi porcini o fegato di vitello; possono
essere conditi, una volta lessati, anche con burro fuso e
formaggio oppure ragù di carne);
Strangolapreti (gnocchetti di
pane, latte uova e foglie di coste) conditi con burro, salvia e
parmigiano;
Capriolo o Capretto al forno con
patate;
Per dolce lo Strüdel e lo Zelten.
Emilia
Romagna |
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In Emilia Romagna il Natale è per
tradizione l’albero decorato e il presepe, con i Re Magi che
partono di lontano e seguendo una stella cometa di giorno in
giorno si avvicinano alla grotta col Gesù bambino, con il loro
carico di doni. Arriveranno per l’Epifania, il 6 gennaio quando
anche i bambini, in ricordo di quell’antico omaggio, riceveranno
dolci e regalini.
Da città a città cambiano i nomi e
gli eventi di contorno ma la sostanza e le date sono le stesse:
a Bologna troviamo la Fiera di Natale e la Fiera di Santa Lucia,
a Ravenna e Rimini i Mercatini di Natale, a Piacenza i mercatini
Farnesiani, a Ferrara il Mercato di Natale, a Forlì e a Cesena
la Fiera di Natale, e poi ancora tanti e tanti altri mercatini
di Natale in tutta la regione. In ogni città la piazza
principale e le vie del paese si animano di saltimbanchi e
giocolieri con un variopinto mercato di prodotti tipici tra cui
spicca il torrone artigianale e sono tanti i presepi, artistici,
viventi, meccanici che decorano le chiese o le piazze.
Sulle tavole dell’Emilia Romagna a
Natale non possono mancare:
Soppressa all’aceto;
Coppa piacentina;
Tortellini (ripieni di prosciutto,
mortadella di Bologna, Parmigiano, maiale e uova) in brodo di
cappone;
Bollito misto (cappone o gallina,
manzo, cotechino di Modena) con fagioli, puré e mostarda;
Formaggio di fossa con la Saba
(mosto cotto e aromi naturali);
Come dolce il Panone di Natale di
Bologna ( a base di farina, mostarda di mele cotogne, miele,
cacao, cioccolata fondente e fichi secchi).
Come vini il Pignoletto dei Colli
bolognesi e il Sangiovese.
Le paste ripiene in Romagna,
Toscana, Marche e Umbria si chiamano i cappelletti.
In Romagna ne esistono due
versioni: una povera (o "di magro") ripiena di ricotta e di un
altro formaggio tenero (il "bazzotto") ed una grassa a base di
carne, da servire rigorosamente con brodo di gallina vecchia o
cappone, e poco manzo magro. A Bologna ci sono i tortellini, che
sono più piccoli e che ricordano un ombelico; si dice che quando
un bolognese mangia i tortellini in brodo rimanga zitto fintanto
che non ha finito.
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Marche |
Già alla fine di novembre le
piazze e i vicoli dei centri storici marchigiani iniziano ad
animarsi e abbellirsi in vista del Natale e, anche se il freddo
si fa più pungente, le luci e le musiche invitano ad uscire.
E' tempo dei mercatini di Natale,
una tradizione europea che rivive anche tra i borghi
marchigiani, di concerti in chiese e teatri, di presepi viventi,
di fiere e di spettacoli itineranti.
Le Marche sono la regione ideale
per andare alla scoperta di tradizioni e sapori perduti, anche
se per la verità questa regione non è stata del tutto
contaminata dai ritmi frenetici che sono proprie delle realtà
metropolitane.
Contrariamente a quanto accade in
altre regioni le Marche anche sotto il profilo gastronomico sono
una terra al plurale dove ogni territorio ha la sua specialità,
la sua tipicità.
Sulle tavole marchigiane a Natale
non possono mancare:
Cappelletti in brodo;
Vincisgrassi (manzo macinato,
salsiccia, rigaglie di pollo tritate, prosciutto crudo rosolate
con il burro e aromi carni e aggiunta di funghi porcini con
bicchiere di vino bianco e salsa di pomodoro, besciamella, noce
moscata, parmigiano e ragù);
Cappone arrosto tartufato;
Come dolce, la Pizza de Nata’
(pasta di pane con frutta secca, uvetta, cioccolato in polvere,
limone e arancio grattugiati, fichi e zucchero).
Toscana |
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Tra le varie manifestazioni
natalizie toscane, quella di Lucignano vanta una notevole
tradizione nel campo del folclore, legata in qualche modo alla
sua condizione di borgo agricolo. Il suo centro storico, ospita
a dicembre questa antica manifestazione per l'acquisto dei
regali di Natale: la Fiera del Ceppo, conosciuta anticamente
anche come Fiera del Cappone, si svolge ogni anno il sabato e la
domenica antecedenti il Natale. La Fiera del Ceppo conserva
ancora oggi l'aspetto di un momento di riconoscimento
collettivo. I suoni, i colori, la moltitudine di persone che
assiepano, almeno per due giorni, le vie del paese sono degna
cornice di uno spettacolo vivo e concreto.
A Siena, mentre nella chiesa di
Santa Lucia si svolgono le funzioni religiose, la benedizione
degli occhi e l'offerta dei panini benedetti, nel centro storico
si svolge una fiera che è particolarmente amata dai bambini.
Oltre alle ceramiche e alle terrecotte dell'artigianato senese,
vi si trovano infatti giochi, dolciumi e le caratteristiche e
coloratissime campanine di Santa Lucia. La sera della Vigilia di
Natale invece, ad Abbadia San Salvatore, il calore del fuoco
delle fiaccole e i canti delle pastorelle fanno ritornare alla
memoria ricordi antichi e si può vivere la magica atmosfera
della Vigilia in un borgo medievale illuminato a giorno.
L'origine delle "fiaccole" si fa risalire al tempo in cui gli
abitanti dei villaggi sparsi intorno all'Abbazia del
S.S.Salvatore, venuti in città, accendevano questi fuochi per
riscaldarsi nella veglia di Natale, in attesa della Messa di
mezzanotte.
Sulle tavole Toscane a Natale non
possono mancare:
Crostini di fegatini;
Antipasti al tartufo;
Brodo di cappone in tazza o
cappelletti in brodo;
Arrosto di faraona, anatra,
fegatelli e tordi con insalata di campo;
Tacchina o cappone ripieni e
sformato di gobbi.
Come dolci: i cavallucci, il
panforte e i ricciarelli.
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Lazio |
Il Natale nel Lazio, come ogni
anno, è un susseguirsi di eventi straordinari, appuntamenti
culturali che spaziano dalla musica sacra ai concerti nelle
piazze, al teatro, agli appuntamenti per i più piccoli.
Già a partire dalla settimana di
Natale e per tutte le festività natalizie, a Roma sarà possibile
visitare i vari mercatini natalizi nelle piazze, con le offerte
dei fuochi d’artificio e dei cibi tipici destinati al veglione
di Capodanno. Non mancheranno anche gli appuntamenti culturali
nelle mostre e nei musei, che resteranno aperti in orari
straordinari durante le feste. Viterbo è sicuramente uno dei
luoghi ideali del Lazio per vivere il Natale: tra i borghi
medievali, le suggestive piazze (piazza S: Lorenzo è una della
più belli di tutta Italia), tra le numerose bancarelle che
espongono giocattoli, idee regalo, abbigliamento, cappelli e
guanti, libri, dolci di ogni tipo, prodotti tipici e, anche se
non è proprio un vanto locale, il vin brulé. Il tradizionale
Mercatino di Natale di Viterbo si svolge in pieno centro.
In ogni caso la tradizione più
attesa in questa regione è sicuramente quella della Befana è: è
lei che durante gli ultimi due secoli ha portato giochi e dolci
ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi.
Sulle tavole laziali a Natale non
possono mancare:
Bruschetta;
Filetti di baccalà e broccoli
fritti;
Zuppa di arzilla con broccoli e
vongole;
Tacchino ripieno con castagne e
salsiccia;
Come dolce il pangiallo (impasto
di frutta secca e canditi con farina, miele e cioccolato).
Abruzzo |
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L’Abruzzo è una delle regioni che
mantiene la tradizione del ceppo natalizio da ardere.
A Palena, infatti, è ancora usanza
ardere tredici piccoli legni, in memoria di Cristo e degli
apostoli. Non solo, in Abruzzo si possono trovare tante altre
manifestazioni folcloristiche nel periodo natalizio, come per
esempio quella della TOMBA DI NATALE, un grande falò nella
piazza delle chiese, che ha luogo la notte del 24 dicembre.
Famosissima è anche la FIACCOLATA DI FINE ANNO, che si fa la
notte di San Silvestro, lungo la discesa della pista
direttissima di Pescasseroli, curata per tradizione dai maestri
di sci. Sempre a Pescasseroli sono da vedere il Presepe in
cartapesta a grandezza naturale e anche il presepe permanente
nel centro storico del paese, con i personaggi realizzati da
artigiani locali.
Sulle tavole abruzzesi a Natale
non possono mancare:
Minestra di cardi;
Lu rintrocilio (pasta con sugo di
castrato, maiale, peperoncino e pecorino grattugiato);
Tacchinella in brodo (condita con
aglio pepe, bacche di ginepro, finocchio, rosmarino, alloro,
salvia, timo, menta e maggiorana);
Come dolci: calgionetti fritti (panzerottini
dolci con marmellata d’uva nera detta scurchjiata, maritata con
noci tritate, mandorle triturate, mosto e cacao) e scrippedde.
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Molise |
Il Molise è terra di zampogne e di
zampognari. È un importante simbolo etnico, un emblema presente
in vari aspetti della storia e della cultura. Per novena, in
senso lato, si intende un rituale religioso che dura nove
giorni, ma Novena è anche il nome che si dà al brano musicale,
tipico del periodo natalizio, eseguito dagli zampognari (il
brano è detto anche Pastorale o Pastorella).L'8 e il 24 Dicembre
di ogni anno, all'imbrunire, Agnone (Isernia) diventa teatro di
uno spettacolo unico ed irripetibile: ripercorrendo le tappe di
un passato semi-ancestrale gli "attori", indossando i tipici
costumi agresti del secolo scorso, sfilano per le vie cittadine
portando fasci di fuoco, creando composizioni e danze
suggestive. Lo spettatore si trova, così, catapultato indietro
nel tempo quando, alla vigilia di Natale, gli abitanti del
circondario si recavano in paese alla messa di mezzanotte,
illuminando, con il fuoco il buio degli impervi sentieri di
montagna.
Sulle tavole molisane a Natale non
possono mancare:
Zuppa di cardi;
Pizza di Franz in brodo caldo
(pezzettini di pizza a base di uova parmigiano grattugiato e
prezzemolo al forno);
Maccarun ch'i hiucc;
Baccalà arracanato (mollica di
pane aglio prezzemolo origano uva passa pinoli e noci);
Baccalà al forno con verza,
prezzemolo, mollica di pane, uvetta e gherigli di noci;
Per dolce: i Calciuni (a base di
farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele,
mandorle, cedro candito, cannella, uova e vaniglia).
Umbria |
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Sarà perchè in Umbria nacque San
Francesco (che ricordiamo è l'inventore del Presepe nella forma
che noi tutti conosciamo), sarà perchè qui da sempre si vive una
spiritualità diffusa, sarà per l'aria che si respira... Ad ogni
modo è difficile trovare un’altra regione in cui sia tanto
sentita la tradizione del Natale.
Ecco quindi che nel mese di
Dicembre si assiste, nelle città umbre, a tutto un fiorire di
alberi di Natale, presepi ad altezza naturale, presepi viventi,
tutte opere realizzate grazie al contribuito volontario di tante
persone.
In occasione del Natale, tutte le
chiese dell'Umbria celebrano solenni liturgie, mentre quasi
tutti i luoghi di culto sono allietati da concerti di musica
sacra e cori natalizi. In contemporanea, si possono ammirare
presepi artistici di grande pregio e presepi viventi in molti
centri. Particolarmente suggestivi e spettacolari sono l'Albero
di Natale allestito a Gubbio (il più grande del mondo) e la
stella cometa di Miranda, a Terni.
Sulle tavole umbre a Natale non
possono mancare:
Cappelletti ripieni di cappone e
piccione;
Contorno di cardi umbri;
Cappone bollito;
Come dolce il panpepato (farina,
noci, cioccolato fondente, mandorle, scorza di arancia candita,
uva passa, miele, pinoli, nocciole, pepe macinato e vino rosso),
le pinoccate (fatte di zucchero e pinoli) e il torciglione (serpentello
di pasta dolce con mandorle).
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Puglia |
Il Natale è il periodo dell’anno
in cui si concentrano le maggiori festività: è quindi in questi
giorni che in Puglia la gente si prepara a vivere in pieno le
tradizioni che gli sono state tramandate e fra queste, occupano
un posto di rilievo quelle culinarie. Esiste nella memoria di
ognuno un “calendario della cucina”, uno scadenzario, quasi
un’agenda, sulla quale sono idealmente segnati piatti tipici a
seconda della ricorrenza. Si tratta di pietanze che, nella
tradizione gastronomica delle comunità civiche di appartenenza,
costituiscono il “distinguo”, l’identità, il codice genetico.
Così, pensando al Natale vengono immediatamente in mente "lu
fucazieddu", "li carteddate" e le "sannacchiutele".
La tradizione natalizia pugliese è
però legata anche ai presepi. La diffusione a livello popolare
del presepe si realizza pienamente nel '800, quando ogni
famiglia in occasione del Natale costruiva un presepe in casa
riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con
materiali - statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro
forniti da un fiorente artigianato.
Sulle tavole pugliesi a Natale non
possono mancare:
Lasagne al forno;
Baccalà in umido con lambascioni
(cipolline dal gusto amarognolo che si trovano sottoterra, allo
stato selvatico);
Focaccia pugliese;
Agnello e salsiccia alla griglia
con cime di rapa;
Come dolci: le carteddate ( fritte
a forma di rosa e guarnite con miele o mosto) e i porcedduzzi (gnocchetti
disposti a piramide con miele e zuccherini colorati).
Campania |
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A Napoli e in tutta la Campania
non mancano certo i presepi, le zampogne e i mercatini natalizi,
tradizioni arrivate da nord che però arricchiscono e rendono
ancora più magiche le feste di Natale campane.
Le preparazioni natalizie locali
sono però più legate alla rinomata tradizione pasticciera
nostrana: roccoco', susamielli, divino amore, zeppole e
struffoli; tutto questo ci riconduce al periodo dell'avvento, a
lunghe serate in casa, al gioco della tombola. Il profumo delle
zeppole fritte, durante la fase della preparazione, impregna
tutti gli abiti, le finestre chiuse e il vapore acqueo che si
forma sui vetri. Nelle famiglie le nonne hanno sempre sostenuto
che quando si preparano gli struffoli non bisogna né farsi
vedere, né far sentire l'odore alla gente invidiosa: finirebbero
con lo scoppiare!
Sulle tavole campane a Natale non
possono mancare:
Minestra maritata di cicoria
scarole e "borraccia" (erba amara e pelosa) in brodo di cappone
con aggiunta facoltativa di uova sbattute con peperoncino e
carne di vitello;
Spaghetti alle vongole;
Totani e patate;
Cappone imbottito;
Insalata di rinforzo (cavolfiore,
sottaceti misti, peperoni detti papacelle olive di Gaeta e
acciughe salate) accompagnata dalle immancabili friselle
(crostini di pane circolari) e dai broccoli con aglio e
peperoncino;
Come dolci: Struffoli, Roccocò e
frutta secca.
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Basilicata |
Un tempo a Natale, dopo la Messa
di Mezzanotte, era usanza in Basilicata vedere per le vie la
gente manifestare l'allegria e la fede dell'animo, dando e
ricevendo felicitazioni ed auguri. Intanto tra pensieri di
chiesa e di auguri si preparava il pranzo di rito, torcendo il
collo a grossi capponi, a galline vecchie ed in mancanza di
polli si suppliva con carne di maiale e con conigli. Oggi si
presenta così il Natale dei lucani: tradizioni, profumi, colori,
festa, corsa ai regali e tanta buona cucina. L'unica festa
religiosa che, per eccellenza, riesce a mantenere sempre vivi
riti e modi di fare che si trasmettono di padre in figlio. Anno
dopo anno i gesti sono sempre gli stessi, anche se il rito che
si ripete con più forza è quello della cucina. In questa
giornata si riscopre il piacere di una tavola imbandita e di
riassaporare i gusti di una volta e che appartengono alla
propria tradizione culinaria. Non mancano però commemorazioni di
altro genere, come per esempio a Matera, dove anche la natura
offre il suo contributo natalizio: la scenografia non delude
neppure i più esigenti perchè i Sassi vengono illuminati nella
loro parte più suggestiva (la rupe dell'Idris e le case
sottostanti) da una gigantesca cometa luminosa, per ricreare lo
splendore di un presepe naturale, scavato nel tufo.
Sulle tavole della Basilicata a
Natale non possono mancare:
Minestra di scarole, verze e cardi
(cotta in brodo di tacchino e salami con aggiunta di formaggio
grattugiato e a pezzettini);
Baccalà lesso con peperoni cruschi
(seccati al sole e calati per pochi secondi nell'olio d'oliva
bollente);
Strascinari al ragù di carne mista
(pasta casereccia chiamata così perché strisciati a forza con le
dita);
Piccilatiedd, pane con le
mandorle;
Pettole (pasta lievitata fritta
con alici);
Come dolci i calzoncelli (panzerotti
fritti ripieni di salsa di ceci o castagne lesse) o i dolcetti
di Natale.
Calabria |
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L’odore aspro dell’olio fritto,
misto a quello della cannella, che si spande per le strade e i
vicoli dei centri storici della Calabria, avverte che il Natale
è alle porte. Fare i cullurielli è uno dei tanti modi
tradizionali di festeggiare la venuta del Messia; secondo
l’usanza, solo alle famiglie povere e a quelle a “lutto” non è
consentito tale lusso.
Questo rito si svolge solitamente
anche il giorno di Santa Lucia, giorno importante e di festa
nella tradizione calabrese, preceduto da una Vigilia “di magro”,
molto simile a quella di Natale.
A Corigliano sono da segnalare nel
menu le trìdici cosi: tredici varietà di frutta, fra le quali
non dovevano mancare lupini, corbezzoli e mirtilli. Per
l'occasione si spillava il vino nuovo.
Sulle tavole calabresi a Natale
non possono mancare:
Minestra in brodo di cappone;
Pasta china (lasagne o grossi
maccheroni rigati al forno farciti con polpettine di vitello,
salame piccante, provola dolce, caciocavallo e pecorino);
Stoccafisso con la 'ghiotta (sughetto
di olio, cipolla, pomodori, olive, capperi e uvetta);
Capretto e Vrùocculi nìvuri
ammullicàti (broccoli conditi con pepe nero, alloro, aglio e pan
grattato);
Come dolci: i Quazunìelli
(calzoncini ripieni di uva passa, noci, mosto cotto e cannella)
o Cullurielli e Pitta 'mpigliata.
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Sicilia |
Le tradizioni musicali connesse
alla celebrazione del Natale si sono mantenute in Sicilia
particolarmente vitali. Con canti, musiche strumentali e azioni
drammatiche si torna ogni anno a celebrare la Natività. Il
periodo preparatorio è la Novena di Natale, che in Sicilia viene
allietata dai ciaramiddari (suonatori di cennamella, una specie
di oboe, anticamente usato dai pastori). Durante il periodo
natalizio in Piazza del Popolo viene allestito sulla
scenografica facciata barocca della Basilica di S. Sebastiano
l’Albero di Natale più alto di Sicilia, e i presepi artistici
degli "Iblei". Nel centro storico si sussegue un circuito di
presepi, ed il Presepe Vivente.
La stagione natalizia può esser
intesa non solamente nel senso strettamente religioso legato
alla nascita di Gesù, o in quello puramente folcloristico,
legato ai festeggiamenti effettuati nelle varie città come i
Presepi Viventi, ma anche dal punto di vista culinario legato
alle tipiche ricette isolane.
Sulle tavole sicule a Natale non
possono mancare:
Brodo di gallina;
Sformato di anellini al forno con
ricotta;
Pasta con le sarde;
Sarde a beccafico (ripiene di
mollica, pinoli, bucce di arance, foglie di alloro e uva passa);
Insalata di aringhe e arance;
Carne con pancetta coppata con
contorno di sparaceddi e caponata;
Per dolce: i mustazzoli (a base di
mandorle, cannella e chiodi di garofano), dolci di carne
(vitello tritato finemente, mandorle abbrustolite, cioccolato
fondente, cannella e chiare d'uovo) e cubbàita (torrone di miele
con nocciole e mandorle o pistacchi) gustati con vini siciliani
come Zibibbo, Passito di Pantelleria e Malvasia delle Lipari.
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Sardegna |
Nell’entroterra di una Sardegna
nota ai più per le sue incantevoli destinazioni balneari, si
tramandano tradizioni natalizie dense di antiche atmosfere e
sapori genuini. Gergei e Desulo ne sono un esempio, con gli
appuntamenti e gli eventi dedicati al Natale. Vicoli, stradine
in pietra, archi, cantine, granai e stalle del centro storico si
animano per ospitare l’evento e fanno da sfondo alla Palestina
di duemila anni fa, qui rappresentata dai personaggi in costume
d’epoca, dalla ricostruzione delle ambientazioni e dai magici
giochi di luce delle torce e delle fiaccole. Ad accrescere la
sacra suggestione, anche il profumo degli incensi e il
diffondersi degli odori caratteristici del Natale: caldarroste,
mandarini e piatti caldi tipici serviti ai viandanti. I
visitatori assistono così alla preparazione della pasta e alla
cottura del pane, alla battitura del ferro e alla lavorazione
del legno o ai giochi dei bambini che scorazzano per strada.
Infine, tutta la comunità si
riunisce intorno ad un grande falò per scambiarsi gli auguri e
consumare bevande calde e pietanze tipiche del Natale.
Sulle tavole sarde a Natale non
possono mancare:
Salumi, salsicce e olive con
finocchio selvatico;
Culigones de casu (ravioli ripieni
di pecorino fresco, bietola, noce moscata e zafferano) conditi
con sugo di pomodoro e pecorino grattugiato;
Gnocchetti al ragù d’agnello;
Agnello o capretto arrosto con
verdure;
Gueffus (panini lievitati con
noci, pinoli e cannella assieme a mosto zuccherino) con patate;
Come dolce le pabassinas (noci e
mandorle tritate, uvetta, buccia d'arancia, semi di anice e
sapa, mosto cotto).
Fonte sito: Ciccina.it
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