Vacanze 2009


Accanto al mio ombrellone due signore si scambiano confidenze approfittando dell’assenza dei rispettivi mariti.
Non è oggettivamente possibile evitare di sentire vista la distanza che ci separa.
Una rivela che suo marito si è adirato subito la partenza quando, all’imbocco dell’autostrada, ha trovato una lunga fila di auto, malgrado Isoradio e i cartelli comunicassero che la causa era un incidente.
Nascosta dietro ai miei occhialoni penso a quanto, in realtà, siamo egoisti sarebbe sufficiente pensare un attimo che il nostro disagio, dopo tutto, è solo l’attesa.
Questo, non per farsi carico delle disgrazie altrui, ma per risvegliare la nostra razionalità.
L’altra racconta di essersi resa conto che suo marito, si è stancato di trascorrere le ferie sempre nel medesimo posto, tranne qualche frase buttata lì, di quando in quando, esplicitamente non aveva mai detto nulla.
Durante il viaggio parlavano di questo e lei si sentiva, alla fine, un po’ colpevole per amare la stessa spiaggia e lo stesso mare.
Come finale la solita frase "basta che vada bene a te io son sempre a posto" fu per lei motivo di disagio e scattarono i sensi di colpa.
…. E in tutti questi anni?? … Non aveva detto nulla?!

Provo a scollegarmi da quel colloquio dal sapore familiare  e riprendo la lettura del classico libro “da spiaggia” lettura leggera da vivere in scioltezza.
E’ stato un anno abbastanza pesante sia professionalmente che "casalingamente".
Che esista o no questo termine non so ma rende possibile l'unione delle varie mansioni femminili sia dentro che fuori casa, tutto ciò che esula dai confini del lavoro “dipendente”.
Il tempo trascorre in fretta, in spiaggia si starebbe molto bene fino a tarda sera ma, anche se in vacanza, qualche orario si deve rispettare: pranzo e cena.
Se si soggiorna in albergo si è serviti e riveriti, a due passi dal mare ma quando suona la campanella è rispettoso farsi trovare pronti.
Ma non è solo rispettoso è anche molto gustoso!!
In queste occasioni, in realtà, è mio marito che si riposa: è il cuoco di casa.

Al mattino per colazione c'è di tutto: paste calde dolci e salate, torte di vario genere, pane fresco, fette biscottate, diversi tipi di marmellata, distributori di bevande calde, fredde e spremute.
Proseguendo abbiamo prugne e albicocche sciroppate, tre tipi di affettati e formaggi, poi lo yogurt che puoi rallegrare con diversi granelli infine la frutta.
Appetitosa come colazione non credi?
Oltre al menù che puoi scegliere di giorno in giorno, sia a pranzo che a cena il buffet per la colazione si trasforma in un coloratissimo insieme di contorni: patate, stuzzichini vari, torte salate, verdure pasticciate, verdure crude, alcune verdure cotte ecc. ecc. alla fine la frutta (sempre diversi tipi) e il gelato.
E ora non chiedetemi perché ho abbracciato qualche chilo di troppo.

Purtroppo, come temevo, la mia sveglia biologica ha rispettato l’orario delle 5.30, a casa non mancano le faccende da fare: annaffiare il giardino (1 ora e mezza) spazzare strada e cortile … poco meno ma qui al mare?
Inizia il rito quotidiano che non posso abbandonare ovunque io sia: un sorso di caffè e la mia sigaretta.
Dal balcone mi godo l’aria fresca e guardo il mare. I bagnini, quelli più volenterosi, sono già al lavoro puliscono le sdraie, spazzano la sabbia dai passaggi pedonali, riordinano le seggiole sotto i gazebo ricreando – ogni mattina – quell’aspetto salottiero che ritroviamo arrivando in spiaggia.
Dalle cabine tolgono gli stendini stracolmi di costumi, asciugamani che qualcuno si fida a lasciare e li ripongono al sole.
Chissà se qualche indumento è dello scorso anno?

Accipicchia!!!
Mi precipito a prendere la macchina fotografica: sta sorgendo il sole. Un’enorme palla rossa emerge dal mare; appoggio la macchina sul bordo del balcone e inizio la ripresa. “ quasi 3 minuti ….
video alba 1   video alba 2    video alba 3
Ma è velocissimo! Se mi trovassi sulla giostra avrei un super capogiro perché attorno a me tutto il resto è fermo, mentre "se tutto gira" non ci si accorge della velocità con la quale viaggia la terra.
Come si fa a pensare che in quel momento è la terra ha girato quasi 3 minuti rendendo possibile la visibilità del sole.
Si allontana a fatica la legge che è la terra che si gira, sembra meno pericoloso pensare che sia il sole a risvegliarsi e sorgere.
Frullo in camera, non ho altra scelta se non voglio disturbare chi sta dormendo: scendo in spiaggia a passeggiare.
A Senigallia il sole l’ho già fotografato molte volte, cerco qualcosa di nuovo, qualcosa che attiri la mia attenzione.
Anche se l’orario è ancora indegno per le vacanze, tante sono le persone che stanno camminando in riva.
Ecco, trovato: LE ORME!
Stamani mi dedico a fotografare le orme lasciate sul bagnasciuga.
Scarpe ginniche di diverse fattezze e numeri, indossate da altrettante diverse persone.
Si distingue la camminata pari ma pesante, la corsa dove appare solo la punta delle scarpe, la passeggiata tranquilla di una signora e di qualcuno che si è sorretto al suo bastone.
E’ un miscuglio di impronte decise o meno, sovrapposte o affiancate che creano strani disegni sulla sabbia bagnata.
A quest’ora la gente ha ancora più tempo per occuparsi dei fatti altrui ma non mi curo di chi mi osserva tentando di capire "cosa sto fotografando".
Per loro è solo sabbia.

Finalmente stamani la mia sveglia biologica ha perso dei colpi lasciandomi dormire mezz’ora in più.
Il sole è già sorto ma sta’ lottando con le nuvole prevalendo pian piano. Un’altra occasione per riprenderlo.
In spiaggia camminando mi sorprendo della mia eccessiva sensibilità olfattiva. Il vento arriva portando mille odori che, mescolati, sono semplicemente disgustosi.
L'odore di quelle paste surgelate che vengono cotte nelle cucine dei vari alberghi o nei bar in riva al mare e i vari sughetti per il pranzo. L'odore del pesce prevale.
E’ rivoltante ed il mio stomaco è ancora vuoto è presto per la colazione.
Il sole già riscalda e cammino in mezzo all’acqua che mi arriva alle ginocchia.
E’ molto limpida e fresca si sta troppo bene, avanzo con cautela trovando un compromesso con i granchi ed i paguri.
Li vedo chiaramente.  Lascio che si nascondano sotto la sabbia evitandoli accuratamente.
E’ per il bene di entrambi.
In questa parte di mare ci si può dirigere verso il largo per 50-60 metri continuando ad avere la certezza di toccare il fondo,  un grande vantaggio per me che son bassina e non so nuotare.
Alcuni bambini stanno immobili in acqua con in mano un retino a caccia dei pesci che sono davvero tanti e di granchi.
Meno male che difficilmente il bottino è copioso. 

Un velo copre il sole nel pomeriggio e mi permette di stare in riva al mare seduta su un mini materassino.
Affondo i piedi nella sabbia a mano a mano che l’acqua mi raggiunge.
E’ ventilato ed  è molto distensivo perdersi nel moto continuo del mare. Sembran tante coccole che mi raggiungono avvolgendomi delicatamente per poi rientrare e ricominciare.
Alcune mamme e papà sono in riva poco lontano da me, anche il loro sguardo  è fisso al mare, sembrano tanti soldatini pronti ad intervenire in caso di necessità. In acqua stanno facendo il bagno i loro bambini.
Arriva un cucciolo che avrà 3 anni colpisce la mia attenzione perché indossa i calzini. Corre dentro e fuori dall’acqua e mi porta indietro nel tempo quando, anche mio figlio,  non voleva restare a piedi nudi sulla sabbia e portava i calzini.   in spiaggia con i calzini nei piedi
Mi sto dondolando e per qualche minuto mi piace pensare a niente.
Ma poi mi rendo conto che non è assolutamente vero. Mia nipote potrebbe essere una di quelle splendide femminucce che giocano nell’acqua mentre la nonna osserva attentamente.
Mio nipote potrebbe essere uno di quei ragazzini che gioca in gruppo con la palla schizzandosi a vicenda.
Ma a riva ci sono solo io e quelli non sono i miei nipoti.
Non ho mai avuto il piacere (ammetto anche il grande impegno) di trascorrere qualche ora, qualche giorno come i nonni che ho accanto al mio ombrellone e, ironia della sorte, magari loro son pure stanchi.
Embe è sempre stato difficile trovare una via di mezzo in quasi tutte le situazioni.
E’ già trascorsa un’ora e la posizione mi sta stancando un po',  guardo verso la Rotonda e vedo avvicinarsi due anziani che si tengono per mano mentre passeggiano. Avranno circa 80 anni e provo una grande gioia, quando mi passano davanti non posso fare a meno di rivolgermi a loro facendogli le mie congratulazioni.
Hanno un’aria serena e l’uomo mi chiede a che devono i complimenti.
<Vi  tenete per mano ed è molto bello>.
La signora raccoglie subito il messaggio ed i suoi occhi ringraziano.
Il marito, che sempre uomo è, giustifica l’atteggiamento come “protettivo” “altrimenti lei ha paura” mi dice sorridendo.
Sa benissimo che non è vero.
Mi salutano quasi affettuosamente e mi rendo conto che anche durante i 5 minuti che hanno trascorso con me non si son lasciati la mano.
Anche se non è più passione è ancora AMORE,  è un legame che resiste da anni.

I bambini quando fanno le bizze e piangono son tutti uguali?
In questo momento nutro qualche dubbio.
Il pianto e le bizze di un bambino tedesco hanno un suono diverso molto deciso ed il tono delle parole che farfuglia mentre piange è pungente.

Una massa informe lattiginosa ha creato una buca in riva al mare. Non mi tenta neppure sfiorarla con le ciabatte. Sembra un’enorme protesi mammaria (circa una settima misura) che ballonzola su se stessa all’arrivo delle onde.
<“Che cos’è?”> chiedo all’operaio addetto alla pulizia della riva. <“Una medusa bella grossa, peserà circa 400 gr.”> mi risponde mentre con il badile la raccoglie con fare deciso ma lei deborda mentre la lancia nella benna del trattore già piena di vari oggetti "non appartenenti al mare”.
Mi sento pizzicare solo nel vederla, questo bellissimo mollusco ci fa rimanere ad occhi spalancati quando, nei documentari, l’ammiriamo mentre  flessuosa nuota elegantemente nel mare, ma  ancor più spalancati se da lei veniam sfiorati.

Arrivo fino alla storica “Rotonda a mare
(anni e anni addietro era così la rotonda a mare com'era anni fa )
le cui fondamenta consistono in grossi piloni di cemento (molto armato) che affondano nel mare.
Milioni di famiglie di cozze si sono avvinghiate negli anni attorno ai pilastri, mi faccio coraggio avvicinandomi a quei gusci neri che da piccola chiamavo “unghie del diavolo”.
Pungono sotto i piedi le cozze piccoline sembrano lame e tutto il corridoio su cui cammino ne è pieno.
Sono, ahimè, senza macchina fotografica per cui la meta per la prossima volta è già segnata.

Al ritorno mi guardo attorno, mi piacerebbe di vedere visi allegri, persone spensierate ma non sono molte in realtà coloro che sembrano godersi la vacanza.
Forse non sono ancora distaccati da ciò che è stato prima, anche mentre passeggiano comunicano attraverso entrambi i linguaggi sia verbale che gestuale.
Il verbale non si comprende ma la gestualità è una manifesta traduzione rilevante dello stato d'animo.
Fortunatamente assisto anche ad un dolce momento: una mamma sta' allattando la sua creatura sotto all'ombrellone con una naturalezza che invidio e che avrei voluto fosse "usuale" anche ai miei tempi.

Mi serve tutta la mia attenzione per camminare sopra al pavimento di cozze oltre ad un pericolo costituiscono motivo di sbilanciamento nel tentativo di evitarne il più possibile.
Ferma aspetto immobile che i granchi mi confondano in qualcosa di fisso che fa parte del loro ambiente, tranquillizzati dalla mia “precaria” immobilità riprendono le loro attività e io son pronta a scattare foto.
Sono di diverse grandezze quei granchietti scuri che sbucano e non hanno alcun problema nel ricevere le onde che si infrangono contro. Il problema è solo mio perché devo sincronizzare l’arrivo dell’onda, mantenere l'equilibrio e scattare le foto.

Un fuggi fuggi generale in spiaggia. Gli ambulanti scappano disperdendosi dietro vari bagni lasciando sulla spiaggia la loro merce e, come in un film, sei persone in borghese si avventano sui teli appoggiati sulla sabbia, prendono le quattro punte e di fretta trascinano il bottino verso terra.
In effetti mi sembra che “se la tirino un po’” mentre strascicano quel peso e allo stesso tempo comunicano via radio il buon esito dell’operazione, ma questo non sarebbe ridicolo se non fosse che, il mezzo di comunicazione, è ancorato alla cintura dei calzoni.
Il tutto, mi rendo conto solo dopo, è avvenuto alle mie spalle mentre stavo acquistando dei libri presso un’ambulante. In un primo momento mi son fatta attirare dalla curiosità assistendo a tutta la scena, poi quando ritorno alla realtà mi spavento perché l’acquisto che io ho fatto potrebbe essere fuori legge.
Il ragazzo comprende il mio timore, mentre guardo lui e i libri che ho già pagato, mi tranquillizza mostrandomi il permesso appeso al petto.
Parte il tam tam che segnala agli altri “fuori regola” che per il momento il campo è libero; anche il tam tam ora è tecnologico le notizie volano attraverso il cellulare, non è più tempo per il passa parola.

Quest'anno è successo qualcosa di speciale: ho conosciuto una persona con la quale corrispondo da qualche tempo. Il tutto è nato il  30 Novembre 2008 quando per e-mail mi arrivò una richiesta del tutto lecita da parte di Adriana. Così come francamente ha presentato la sua curiosità, altrettanto leale è stata la mia risposta e da allora - grazie ad un dolore - siamo diventate amiche.
Eravamo già d'accordo che ci saremmo incontrate prima della mia partenza e quando mi ha chiamata per comunicarmi la sera in cui sarebbe arrivata mi son sentita emozionata.
Attendevo lo squillo sul cellulare che mi annunciava il suo arrivo. Rispondo entusiasta (credo di aver sobbalzato sulla sedia) chiedendole dove si trovava.
Sono davanti a te. Mamma mia davvero è stato un momento emozionante e sono stata benissimo in sua compagnia e di suo marito che era molto partecipe alla conversazione. Non è di tutti i mariti essere "complici" delle amicizie che la moglie ha specialmente quelle conosciute attraverso internet.
Ok ok sarò pure una sentimentale ma quando mi ha salutato per andarsene io ero molto emozionata.
E' un grande piacere quello che si prova quando sai che qualcuno ha desiderio di conoscerti di persona oltre a ciò che comprende attraverso ciò che scrive.
Mi è piaciuta molto la semplicità con la quale ci parlavamo come davvero ci fossimo già incontrate e proseguissimo un discorso lasciato a metà.
Anche nelle amicizie succede che se si chiude una porta si apre un portone prima o poi.

Si sta avvicinando la fine delle vacanze ed i miei amici arriveranno un giorno o due prima che io parta; riuscirò a far parte del gruppo per poco tempo ma son sicura che mi divertirò.
Si raccontano gli avvenimenti accaduti negli ultimi 12 mesi, qualcuno è mancato: ci si sofferma a ripensare a momenti trascorsi insieme e al vuoto che ha lasciato; si ascoltano con gioia le belle novità: qualcuno diventa nonno, qualcun'altra ridiventa mamma, qualcuna torna senza il partner ma non si fanno domande.
Qualcuno esorcizza la propria malattia riferendo con ironia i minimi particolari con una luce negli occhi nella quale traspare la gioia di poterlo raccontare e lo sguardo si distoglie dal corpo che porta invece i segni della sofferenza passata.
Alleviano il peso che portano, scaricano le tensioni accumulate, il timore ormai passato, di non esserci e non poterlo raccontare.
Rifletto sulla condizione e, ancora una volta, mi rimprovero perché in fondo i miei problemi sono un “nulla” in confronto.
Ma anche questo non è poi del tutto giusto perché ognuno di noi ha la propria sofferenza e la sente comunque grande, magari consapevole che è tutto risolvibile, ma pur sempre importante.


Smentisco ciò che ho scritto riferito ad uno dei due libri che ho letto: non è stata una lettura rilassante, nonostante il mio impegno, la ricerca della trama in internet per poter meglio comprendere; alla fine dell'ultima pagina chiudendo il libro ho bisbigliato: mi spiace ma non ho capito molto.
Credo sia la prima volta che mi succede e provo rabbia e delusione.
Che sia a causa dell'età? Forse l'argomento non mi attirava?
No, la storia mi piaceva, anche se dolorosa, ma non son stata capace di calarmi nel periodo, nei personaggi ma molto di più non ho retto i continui flashback che a fatica capivo esser tali.
Curiosi del titolo? Nessun problema:  Il dono di Toni Morrison.
Poi fortunatamente mi son risollevata il morale con un altro libro: Nulla succede per caso di Robert H. Hopcke.
L'autore all'inizio e di quando in quando si rivolge a coloro che non credono a questa teoria impegnandosi a riportare, nei diversi casi trattati, le prevedibili domande che può farsi colui che non crede.
Suvvia .... passa ad altro perché io ci credo.


vi ringrazio per esser giunti fino qui e ora vi lascio al mio

Album fotografico

 

 

Angela