02.08.2007
Autostrada direzione Ancona. In prossimità di Rimini si vedono le colline e sul cucuzzolo spicca San Marino, dopo Cattolica ha inizio una cornice autostradale molto rilassante, alla mia destra alberi, campi, tanto verde! Alla mia sinistra il guard-rail è un come un sentiero gremito di piante di oleandro fiorite che ondeggiano da una parte all’altra, scosse dall’aria delle auto che viaggiano velocemente in entrambe le carreggiate. Che resistenza hanno! Alla destra, gli oleandri sono veri e propri alberi un po’ meno strapazzati dal vento perché si trovano al di là della corsia di emergenza, è un vero spettacolo. Rimango a bocca aperta ogni volta che percorro questa autostrada e ormai sono davvero tanti anni, a parte una pausa di 4-5 per 21 anni è la mia (la nostra) meta estiva.
Verde è anche il muro dei tunnel ricoperti di vite americana rampicante, non sembra di entrare in una squallida galleria se non quando appaiono il cemento e le luci artificiali.
Fino alla meta il paesaggio è questo, molto distensivo, peccato per chi è alla guida che deve prestare attenzione ai tanti balordi che non sanno a che servono le varie corsie e non può guardarsi attorno e godere dei quadri della natura. I campi arati, quelli ancora colmi di girasoli quasi abbrustoliti che non seguono più il sole ma hanno lo sguardo fisso al terreno; c’è rimasto il granoturco e la saggina. Appezzamenti di terreno praticamente pieni di future scope.
Breve è il percorso un’ora e mezza e siamo a Senigallia.
Per un lungo tratto la spiaggia è molto ampia, gli ombrelloni non sono troppo appiccicati c’è spazio a sufficienza; dal mare alla prima fila di ombrelloni ci son diversi metri di spiaggia, dall’ultima fila al bagno c’è uno spazio riservato ai bambini e dietro il bagno campi di pallavolo, bocce e tennis.
Quando mi alzerò, domani mattina, aprendo la finestra avrò davanti agli occhi il mare.
E’ la prima volta che ci riservano una stanza “vista mare”, ci sarà la bassa marea per quasi 500-600 metri e sarà gradevole camminare in mezzo al mare. In realtà l’effetto è questo: di camminare in mezzo al mare, questo finché l’acqua non si riprende il suo spazio e allora ……
E prima dov’era?
I bambini sono liberi e le mamme sicure di lasciarli sguazzare in riva, poi molto naturalmente arretrano man mano che l’acqua sale.
Volo in camera e mi godo il panorama, non vedo l’ora che sia domani mattina. Sarò prontissima con la macchina fotografica ad immortalare l’alba.
Mi alzo prestissimo e lentamente faccio scorrere verso l’alto la tapparella sbirciando dai buchetti la luce che si infiltra. C’è il sole!! Ragazzi sarò una stramaledetta romantica ma che c’è di più bello che veder sorgere il sole sul mare?
In fretta mi preparo e scendo la colazione non è ancora pronta, attraverso la strada e sono sulla spiaggia.
Cammino ficcando le dita dei piedi (che son prensili come quelli di una scimmia) nella sabbia come per non perderne il massaggio di qualche granellino, arrivo all’ombrellone, appoggio il telo sulla sdraio e mi dirigo a riva.
Quasi di soppiatto arrivano i primi “vu cumprà”, alcuni hanno un carretto con le ruote, altri stendono sulla sabbia dei lenzuoli e vi posano la loro merce, gli sguardi sono guardinghi e il cellulare sempre pronto a ricevere “l’allarme”.
La bassa marea scopre un mercatino multicolore, conchiglie di vari tipi, sassolini lucenti, ma anche foglie, pezzettini di legno e schifezze varie.
Anni fa feci un ottimo raccolto: sassi di ogni tipo e colore e diversa grandezza, alcuni faticavo a raccoglierli tanto son piccini e piatti.
A casa li riposi in una scatola a scomparti, accuratamente suddivisi per forma e dimensioni e di volta in volta li utilizzo nel decoupage o altro che mi viene in mente di fare. Dipende.
Una camminata veloce (per modo di dire) e raccolta di qualche articolo che mi potrebbe essere utile.
Poi la colazione, quest’anno hanno aggiunto melone, prugne, kiwi a tutto il ben di Dio che c’era l’anno scorso: paste calde appena sfornate come il pane, latte freddo, caldo, caffè, orzo, torte, yogurt, marmellate varie, ecc. ecc.
E chi si alza più da tavola?
Poi di nuovo in spiaggia, saluti vari ai conoscenti che, come me frequentano da anni questa spiaggia; qualche notiziaccia, all’appello mancano due persone tra l’altro molto giovani, che davvero mi lascia amareggiata.
Ma anche questo fa parte della vita.
Accipicchia arrivano le nuvole, la gente bisbiglia che è meglio iniziare a cambiar mese per andare in ferie: questo è il terzo anno che un po’ piove un po’ c’è il sole.
E come sempre si corre ad accaparrarsi la poltroncina più protetta sotto il gazebo.
Chiudo gli occhi e ascolto attorno a me girandomi qualche secondo da una parte poi dall’altra.
La sensazione è come quella di ascoltare una radio passando da un canale all’altro, per cui mezza frase arriva da un gruppetto mezzo frase da un altro più lontano.
Pioggia terminata e il sole si fa largo tra le nuvole, i bambini si gettano sulla sabbia bagnata, la raccolgono con le mani, senza spremerla troppo, lasciando cadere spirali mollicce che, una sull’altra, prendono forme strane.
Il resto, attorno a me, non è diverso dall’anno passato.
Quest’anno mi diletto ad osservare ciò che succede al mattino presto in spiaggia e sulla strada.
Ogni mattina una foto al sorgere del sole, alla spiaggia deserta, poi prendo il caffè, mi godo una sigaretta guardando dalla terrazza la gente che porta a spasso il cane, che corre ascoltando musica, il fornaio che puntualmente arriva con il furgoncino, scende apre il portello dietro prende uno o due cabaret controlla la bolla e porta ad ogni bar le paste fresche, il pane; poi arriva il camioncino delle verdure, del pesce. In riva c’è un grosso camion che, con una benna, raccoglie ciò che il mare ha portato a riva.
Tutto ogni mattina è scandito al medesimo orario.
Il più buffo è il bagnino che fin dalle 5.30 è in spiaggia, pulisce le sedie a sdraio, li rivolge verso il sole, toglie il cappuccio agli ombrelloni, raccoglie le cicche dalla sabbia e impreca.
Si si si impreca specialmente quando ravvisa l’avvicinarsi delle nuvole, «se stavo a letto questa mattina era meglio», non si sente naturalmente dal terrazzo, dove mi trovo, ma si capisce da come usa il piumino per spolverare, praticamente lo sbatte.
Intanto i suoi figli iniziano ad aprire gli ombrelloni malgrado il suo mugugnare. D’altra parte è il loro lavoro, tempo brutto o no se la bandiera non è rossa devono preparare tutto per l’arrivo dei bagnanti, per lo meno devono attirarli.
Anche se poi dovesse davvero piovere …. due chiacchiere sotto il gazebo, un caffè, una bibita… tutto fa “incasso”.
Se piove veramente, e quest’anno non ha scherzato, dalla terrazza scatto scatto foto.
Quando il cielo è molto nuvoloso scompare il limite tra mare e cielo, han lo stesso colore.
Beh anch’io ogni mattina eseguo sempre gli stessi movimenti, dovunque io sia cerco di ricrearmi lo spazio che ho a casa dove posso restaurarmi: mi basta uno sgabello (uso quello del bagno) uno specchio che attacco al vetro della finestra con una ventosa, accendo una sigaretta, piano piano tento di guardarmi e inizio i lavori, a causa della vista, ho necessità di utilizzare uno specchio con lente molto molto ingrandente che non si cura di nascondere neppure un peluzzo fuori posto.
Dramma.
E la sera, al rientro dalla spiaggia, Arridaiie con macchina fotografica a riprendere il tramonto.
Anche di notte, quando fatico a prender sonno, dalla terrazza cerco di fotografare le luci della città e le insegne degli alberghi. Chissà che risultato avrò?
Quest’anno la natura mi ha fatto un dono bellissimo. Un giorno mentre sorseggiavo il caffè di metà mattina sotto il gazebo, arriva una splendida farfalla. «peccato» ho detto ad signora, «non ho la macchina fotografica con me». Questa svolazzava da una pianta all’altra ma non si allontanava troppo, ad un certo punto si è posata sulla mano di nonna Lina. Ho atteso qualche secondo poi ho deciso: son volata in albergo a prendere il necessario.
Io, che non muovo un passo senza indossare almeno un asciugamano, ho attraversato la strada scalza e in costume sono entrata in albergo fatto le scale volando e ridiscesa in spiaggia.
Il cuore mi batteva forte (ehiiii ho fatto una faticaccia!!) e speravo che non se ne fosse volata via.
Tra la meraviglia dei curiosi, che intanto si erano fermati a guardare, la farfalla era ancora sulla mano di nonna Lina; una mano anziana le cui dita sono deformate dall’artrosi in grado, quindi, di sopportare giusto giusto il peso di una farfalla.
E allora mille scatti!! In quel momento ho pensato ad un amico