Caro Diario,
mi sembra ieri che
lasciai a mia madre
il compito di
leggere, per prima,
l'esito del mio test
di gravidanza.
Mentre io ero al
lavoro, nel caso in
cui la risposta
fossa stata
positiva, si sarebbe
sfogata con il mio
babbo ed al ritorno
avrei trovato
l'atmosfera più
"ovattata". Una
scelta che ora
giudico un pò
egoista ma neppure a
me, a quel tempo,
allettava molto
l'idea di diventare
mamma.
Per andare al lavoro
uscivo di casa al
mattino molto
presto, prendevo la
corriera alle 7.40 e
rientravo alle 20.30
e questo già da 6
anni.
Ma l'amore che mi
legava al mio
ragazzo non mi
faceva temere.
Positivo.
La mia esclamazione
diede a mia madre
l'opportunità di
rispondermi - senza
essere arrabbiata -
che forse si poteva
prestare un pò di
attenzione
(con altri termini
.... ma il senso è
questo).
Se prima l'idea mi
spaventava, leggendo
il termine
"positivo" sulla
carta (che ancora
conservo) in quel
momento ne fui
felice, già mi
sentivo diversa e la
mano destra si
appoggiò
"naturalmente" sulla
mia pancia.
Che ingenua ...
forse pensavo che
già si sentisse
qualcosa. Ma il
sapere che non
qualcosa ma
"qualcuno" stava
crescendo dentro di
me mi faceva sentire
.... come si suol
dire "molto
interessante".
Non fui molto
tempestata di
attenzioni perché in
famiglia (quella di
mio marito) i
bambini
germogliavano con
generosità.
Ricordo che quando
mi recavo a casa dei
suoi genitori mi
veniva presentato
spesso un nuovo
componente: questo è
mio fratello, questa
è mia sorella e di
nuovo: questo è mio
fratello e questa è
mia sorella. <"Senti
.... fai prima a
dirmi quanti siete
così mi preparo">.
Siamo 12 fratelli.
Eravamo 13 ma uno è
deceduto anni fa in
un incidente
stradale aveva 20
anni.
Per questo, che io
attendessi un
figlio, non aveva un
grande effetto o
perlomeno non
l'effetto che può
sprizzare nei
famigliari di un
figlio unico.
Al matrimonio
naturalmente furono
invitati i parenti
stretti .....
ettecredo!!
La cerimonia fu
modesta ma allegra
ed io, che aspettavo
in momento della
commozione (ai
matrimoni degli
altri piangevo quasi
sempre) attesi
invano perchè mi
prese in ridere ma
era tutta ... fifa!!
L'abito era (lo è
ancora) sobrio e
bello, mi donava
molto e soprattutto
mi slanciava
facendomi sembrare
molto più alta.
Allora caro Diario,
devi sapere, che la
mia altezza rasenta
il metro e mezzo ed
un cappello a falda
larga in testa
mi attribuiva
un'aria
"disinvoltamente
alta". E non ridere
porca miseria!!!
Quando ho visto le
foto: sotto il
cappello spuntavano
quasi solo i
piedi!!! Chissà chi
c'era sotto?
Vabbè .... io ero
sicuramente poco
pratica ma anche la
sarta non era poi
tanto sveglia!!
<Consiglio: serve un
fermaglio da cucire
nel cappello
affinché si ancori
nei capelli per
renderlo
fermo.>
<Signorina, vuole
che ci pensiamo noi?
>
Nooo non si
preoccupi vedo che
pettinatura ha
pensato di farmi la
parrucchiera poi ci
penso io a cucire il
fermaglio. Facile
... no?
Cucito il fermaglio
[l'avevo cucito e
senza fare alcuna
prova] ... (.....
che sarà mai cucire
un fermaglio?)
arrivò il momento di
indossare l'abito e
mi trovai a
camminare impalata
cercando di non
cadere da quelle
scarpe con 12 cm. di
tacco.
Quando, fuori dalla
Chiesa mi piovve
addosso la consueta
carrettata di riso,
chinando la testa
capii che il
fermaglio l'avevo
cucito dalla parte
sbagliata!!
Risultato: nella
maggior parte delle
foto si vede una
nanerottola con 12
cm. di tacco nelle
scarpe che regge il
cappello con una
mano. L'idea che
potevo dare era
quella di temere il
furto del mio mitico
cappello in realtà
lo reggevo perché
non cadesse ad ogni
movimento.
Bacia un amico: mano
nel cappello, bacia
un'amica: mano nel
cappello.
Fu un'estate molto
molto calda, mio
marito era "cotto"
per aver dovuto
sistemare casa sua
per il nostro
arrivo, io ero
stanca e molto
provata perché il
mio papà non poté
essere presente alla
cerimonia in quanto
appena dimesso
dall'Ospedale e
durante la sua
degenza si era
autorizzati a
pensare al peggio.
Fu mia madre a
salvargli nuovamente
la vita, ma questa è
un'altra storia.
Quindi, tutto
sommato, non
trascorsi un periodo
gioioso prima del
matrimonio.
Poi avevo anche il
pensiero di dover
abitare accanto a
mia suocera e
pensando ai vari
racconti riportati
da amiche e cognate
piangevo come una
fontana.
<"Sai mia suocera
viene in casa nei
momenti meno
opportuni, sbircia
nei cassetti,
ascolta le mie
telefonate, si
intromette,
.....................">
E io giù lacrime!!!
In Chiesa non ci
arrivai in auto ma
con un canotto!!.
Quante lacrime per
nulla. Ho adorato
mia suocera e mi
manca moltissimo.
Mai una volta che si
sia comportata in
modo scorretto o
invadente.
Ma io che ne sapevo?
Non era molto tempo
che frequentavo casa
e non potevo dire di
"conoscerla" bene.
E questo mai si può
dire.
Le prime camicie di
mio marito le stirai
con un appretto
naturale: lacrime
a
catinelle perché non
sapevo da che parte
farmi. Passavo il
ferro da stiro
(allora non era a
vapore) da una parte
e si stropicciava
dall'altra. Stiravo
una manica e si
rattrappiva l'altra
e io sapevo bene
quanto lui fosse
pignolo per le
camicie. E chi mai
aveva avuto il tempo
o l'opportunità di
stirare una camicia?
E la lavatrice? Una
specie di tragedia
greca.
Il
bianco con il bianco
i colorati con i
colorati.
Ok capito.
Mio marito vestiva
molto bene quando
era in attività e un
giorno arrivò a casa
con una polo molto
bella: bianca con il
bordo del colletto
blu.
<"Fai attenzione
quando la lavi!!">
Certo che sì.
Lavatrice bianco con
bianco, anche la
polo era bianca
..... c'era solo
quel bordino
colorato; con quello
che era costata mica
mi avrebbe fatto
degli scherzi.
Drinnn la
lavatrice finisce il
lavaggio: baldanzosa
aprii l'oblò ed
estrassi i panni per
stenderli.
Ma l'unica ad essere
letteralmente STESA
fui io.
La mitica
costosissima polo
firmata si era
macchiata di quel
c.... di colore nel
bordo del colletto.
Imprecai, mi sgridai
in anticipo
allenandomi ai
prossimi rimproveri
di mio marito mentre
cercavo la soluzione
al problema.
A quel tempo non si
aveva a disposizione
la marea di prodotti
che esistono oggi in
commercio: remedia,
smacchia facile,
ecc. ecc., c'era la
candeggina.
Al riemergere
dall'ammollo nella
candeggina la polo
aveva assunto un
colore beige e
neppure uniforme con
appena appena
scolorita la macchia
di colore di cui
sopra.
Mia suocera cercò di
rincuorarmi dicendo
che in fin dei conti
non era poi successo
nulla di grave, era
pur sempre un pezzo
di stoffa - magari
un po' costoso - che
era nato sfortunato.
<Sapessi quante
volte è successo a
me, mi disse.>
Il pensiero di poter
dire: caro ..... ma
anche la tua mamma è
stata comprensiva
..... non mi sollevò
più di tanto.
Feci asciugare la
polo
(stramaledettamente
puzzolente) e la
portai in uno, due
tre negozi con la
speranza di trovarne
una uguale.
E' fondamentale una
premessa: io di GRIF
non me ne intendevo
proprio ... quasi
come ora.
Non trovai nulla
della stessa marca
della mia polo. In
un negozio sportivo
la commessa mi
propose un polo
(diceva lei) delle
migliori firme che
aveva.
<Sì carina ..... le
dissi.>
Ma non mi fermai
...... il
"disegnino" che
aveva sul davanti
non mi convinceva
molto.
<Mi scusi, sussurrai
... mio marito ci
tiene molto e questo
marchio sulla polo
mi sembra quello
della Talbot ... non
mi sembra il caso.>
Continuavo a
rimirare la polo a
testa bassa e
l'avessi tenuta
BASSA!!!
Quando alzai lo
sguardo la commessa
aveva le sembianze
dell'URLO di
Eduard Munch ed io
non avevo altro
luogo su cui posare
la mia attenzione
per eludere quello
sguardo.
Cosa avevo mai
detto????
Una delle grif più
importanti del
negozio veniva
scambiata da
un'ignorante per il
marchio di
un'auto!!!!
Ma non è forse
somigliante?