Pensieri sparsi
Nov. 2008

Caro Diario,
mi sembra ieri che lasciai a mia madre il compito di leggere, per prima, l'esito del mio test di gravidanza. Mentre io ero al lavoro, nel caso in cui la risposta fossa stata positiva, si sarebbe sfogata con il mio babbo ed al ritorno avrei trovato l'atmosfera più "ovattata". Una scelta che ora giudico un pò egoista ma neppure a me, a quel tempo, allettava molto l'idea di diventare mamma.
Per andare al lavoro uscivo di casa al mattino molto presto, prendevo la corriera alle 7.40 e rientravo alle 20.30 e questo già da 6 anni.
Ma l'amore che mi legava al mio ragazzo non mi faceva temere.
Positivo.
La mia esclamazione diede a mia madre l'opportunità di rispondermi - senza essere arrabbiata - che forse si poteva prestare un pò di attenzione  (con altri termini .... ma il senso è questo).
Se prima l'idea mi spaventava, leggendo il termine "positivo" sulla carta (che ancora conservo) in quel momento ne fui felice, già mi sentivo diversa e la mano destra si appoggiò "naturalmente" sulla mia pancia.
Che ingenua ... forse pensavo che già si sentisse qualcosa. Ma il sapere che non qualcosa ma "qualcuno" stava crescendo dentro di me mi faceva sentire .... come si suol dire "molto interessante".
Non fui molto tempestata di attenzioni perché in famiglia (quella di mio marito) i bambini germogliavano con generosità.
Ricordo che quando mi recavo a casa dei suoi genitori mi veniva presentato spesso un nuovo componente: questo è mio fratello, questa è mia sorella e di nuovo: questo è mio fratello e questa è mia sorella. <"Senti .... fai prima a dirmi quanti siete così mi preparo">.
Siamo 12 fratelli. Eravamo 13 ma uno è deceduto anni fa in un incidente stradale aveva 20 anni.
Per questo, che io attendessi un figlio, non aveva un grande effetto o perlomeno non l'effetto che può sprizzare nei famigliari di un figlio unico.
Al matrimonio naturalmente furono invitati i parenti stretti ..... ettecredo!!
La cerimonia fu modesta ma allegra ed io, che aspettavo in momento della commozione (ai matrimoni degli altri piangevo quasi sempre) attesi invano perchè mi prese in ridere ma era tutta ... fifa!!
L'abito era (lo è ancora) sobrio e bello, mi donava molto e soprattutto mi slanciava facendomi sembrare molto più alta.
Allora caro Diario, devi sapere, che la mia altezza rasenta il metro e mezzo ed un cappello a falda larga in testa  mi attribuiva un'aria "disinvoltamente alta". E non ridere porca miseria!!!
Quando ho visto le foto: sotto il cappello spuntavano quasi solo i piedi!!! Chissà chi c'era sotto?
Vabbè .... io ero sicuramente poco pratica ma anche la sarta non era poi tanto sveglia!!
<Consiglio: serve un fermaglio da cucire nel cappello affinché si ancori nei capelli per renderlo  fermo.>
<Signorina, vuole che ci pensiamo noi? >
Nooo non si preoccupi vedo che pettinatura ha pensato di farmi la parrucchiera poi ci penso io a cucire il fermaglio. Facile ... no?
Cucito il fermaglio [l'avevo cucito e senza fare alcuna prova] ... (..... che sarà mai cucire un fermaglio?) arrivò il momento di indossare l'abito e mi trovai a camminare impalata cercando di non cadere da quelle scarpe con 12 cm. di tacco.
Quando, fuori dalla Chiesa mi piovve addosso la consueta carrettata di riso, chinando la testa capii che il fermaglio l'avevo cucito dalla parte sbagliata!!
Risultato: nella maggior parte delle foto si vede una nanerottola con 12 cm. di tacco nelle scarpe che regge il cappello con una mano. L'idea che potevo dare era quella di temere il furto del mio mitico cappello in realtà lo reggevo perché non cadesse ad ogni movimento.
Bacia un amico: mano nel cappello, bacia un'amica: mano nel cappello.
Fu un'estate molto molto calda, mio marito era "cotto" per aver dovuto sistemare casa sua per il nostro arrivo, io ero stanca e molto provata perché il mio papà non poté essere presente alla cerimonia in quanto appena dimesso dall'Ospedale e durante la sua degenza si era autorizzati a pensare al peggio. Fu mia madre a salvargli nuovamente la vita, ma questa è un'altra storia.
Quindi, tutto sommato, non trascorsi un periodo gioioso prima del matrimonio.
Poi avevo anche il pensiero di dover abitare accanto a mia suocera e pensando ai vari racconti riportati da amiche e cognate piangevo come una fontana.

<"Sai mia suocera viene in casa nei momenti meno opportuni, sbircia nei cassetti, ascolta le mie telefonate, si intromette, .....................">  E io giù lacrime!!!
In Chiesa non ci arrivai in auto ma con un canotto!!.
Quante lacrime per nulla. Ho adorato mia suocera e mi manca moltissimo. Mai una volta che si sia comportata in modo scorretto o invadente.
Ma io che ne sapevo? Non era molto tempo che frequentavo casa e non potevo dire di "conoscerla" bene.  E questo mai si può dire.

Le prime camicie di mio marito le stirai con un appretto naturale: lacrime  a catinelle perché non sapevo da che parte farmi. Passavo il ferro da stiro (allora non era a vapore) da una parte e si stropicciava dall'altra. Stiravo una manica e si rattrappiva l'altra e io sapevo bene quanto lui fosse pignolo per le camicie. E chi mai aveva avuto il tempo o l'opportunità di stirare una camicia?
E la lavatrice? Una specie di tragedia greca. Il bianco con il bianco i colorati con i colorati.
Ok capito.
Mio marito vestiva molto bene quando era in attività e un giorno arrivò a casa con una polo molto bella: bianca con il bordo del colletto blu.
<"Fai attenzione quando la lavi!!">
Certo che sì.
Lavatrice bianco con bianco, anche la polo era bianca ..... c'era solo quel bordino colorato; con quello che era costata mica mi avrebbe fatto degli scherzi.
Drinnn  la lavatrice finisce il lavaggio: baldanzosa aprii l'oblò ed estrassi i panni per stenderli.
Ma l'unica ad essere letteralmente STESA fui io.
La mitica costosissima polo firmata si era macchiata di quel c.... di colore nel bordo del colletto.
Imprecai, mi sgridai in anticipo allenandomi ai prossimi rimproveri di mio marito mentre cercavo la soluzione al problema. 
A quel tempo non si aveva a disposizione la marea di prodotti che esistono oggi in commercio: remedia, smacchia facile, ecc. ecc., c'era la candeggina.
Al riemergere dall'ammollo nella candeggina la polo aveva assunto un colore beige e neppure uniforme con appena appena scolorita la macchia di colore di cui sopra.
Mia suocera cercò di rincuorarmi dicendo che in fin dei conti non era poi successo nulla di grave, era pur sempre un pezzo di stoffa - magari un po' costoso - che era nato sfortunato.
<Sapessi quante volte è successo a me, mi disse.>
Il pensiero di poter dire: caro ..... ma anche la tua mamma è stata comprensiva ..... non mi sollevò più di tanto.
Feci asciugare la polo (stramaledettamente puzzolente) e la portai in uno, due tre negozi con la speranza di trovarne una uguale.
E' fondamentale una premessa: io di GRIF non me ne intendevo proprio ... quasi come ora.
Non trovai nulla della stessa marca della mia polo. In un negozio sportivo la commessa mi propose un polo (diceva lei) delle migliori firme che aveva.
<Sì carina ..... le dissi.>
Ma non mi fermai ...... il "disegnino" che aveva sul davanti non mi convinceva molto.
<Mi scusi, sussurrai ... mio marito ci tiene molto e questo marchio sulla polo mi sembra quello della Talbot ... non mi sembra il caso.>
Continuavo a rimirare la polo a testa bassa e l'avessi tenuta BASSA!!!
Quando alzai lo sguardo la commessa aveva le sembianze dell'URLO di Eduard Munch ed io non avevo altro luogo su cui posare la mia attenzione per eludere quello sguardo.
Cosa avevo mai detto????
Una delle grif più importanti del negozio veniva scambiata da un'ignorante per il marchio di un'auto!!!!
Ma non è forse somigliante?  

    

 

Angela